La storia di Manuela
Manuela, le va di raccontarci la sua storia?
“Sì. Era il 1990 quando presi la decisione di abortire. Allora avevo 27 anni. La mia situazione non era drammatica come quella che spesso si trovano a vivere le donne che fanno questa scelta. Avevo il fidanzato fisso e un ottimo lavoro come dirigente nell’azienda di famiglia. Non avevo nessuno che mi pressasse o che mi spingesse a scegliere l’aborto come soluzione.
Nel tempo mi sono chiesta perché abbia fatto questa scelta. Per capirlo mi ci sono voluti molti anni di psicoterapia e un percorso spirituale importante.
Alla fine ho compreso che tutto nasceva dalla mia infanzia. Ero stata una bambina infelice. I genitori erano impegnati a costruire un’azienda, a discapito però della loro presenza. Erano sempre molto impegnati ed io sono cresciuta con persone esterne alla famiglia, che che si occupavano di me. Non avevo un modello genitoriale di riferimento, dunque pensai che non sarei riuscita ad essere una buona mamma e, soprattutto, che essere bambini non significasse essere felici.
Perciò, da subito non volli questo bambino. Ero decisa, volevo risolvere urgentemente la cosa e neanche ascoltavo due mie care amiche di allora che facevano di tutto per farmi cambiare idea. Una aveva già abortito e mi disse ‘Non farlo, non sai a che dolore andrai incontro’. Ma io non l’ascoltai. Il mio fidanzato, dal canto suo, mi disse quello che purtroppo dicono molti uomini, ovvero ‘Decidi tu, perché alla fine questa cosa riguarderà principalmente te’. La decisione, dunque, era solo mia ed ero completamente convinta della mia scelta.
Eppure, un’ora dopo l’aborto, caddi in una depressione terribile, provai un dolore indescrivibile. Nel corso dei mesi, anche grazie alla partecipazione a un corso di sviluppo personale, presi coscienza di quello che avevo fatto e sprofondai nel buio più totale”.
Come è riuscita a rialzare la testa?
“Iniziando la psicoterapia e, in seguito, grazie all’uomo che sarebbe diventato mio marito, intraprendendo anche un percorso spirituale importante a fianco di Padre Josè Sometti. Per ben cinque anni io e mio marito cercammo un figlio che sembrava non voler arrivare. Invece, il 30 maggio del 2000, esattamente il giorno del decimo anniversario del concepimento del mio primo bambino, concepii il secondo figlio. Per tanto tempo avevo sentito dentro di me che quello che avevo fatto mi aveva reso indegna di diventare madre, ma le cose non stanno così, in nessun caso.
Per alcuni anni ho avuto la gioia di collaborare con il ‘Centro aiuto alla vita’. Ho avuto così l’opportunità di dare un senso alla mia esperienza relativa all’aborto, aiutando qualche donna a non fare l’errore che ho commesso io.
Il cerchio si è finalmente chiuso, e ringrazio Luce! per avermi dato la possibilità, oggi, di portare ai lettori la mia testimonianza”.